Etnoarcheologia e archeologia nella conca di Terlago. Attività economiche, viablità preistorica, economia del rame e sentieri SAT
Bollettino S.A.T., Società Alpinisti Tridentini, Anno LXVI, N. 1 – 2003 I Trimestre, Pag. 26-29
Con questo contributo si intende proporre una breve panoramica riguardante le modalità insediative della conca di Terlago durante l’età del Bronzo.
Saranno sviluppati, in particolare, gli aspetti legati al rapporto di interdipendenza tra uomo e ambiente, le cui potenzialità di sfruttamento economico, e le cui conformazioni geomorfologiche, influiscono in maniera determinante sulle forme e sulle e modalità della presenza umana, antica e moderna.
Il territorio: modalità di sfruttamento economico
L’attenzione dell’uomo verso il territorio ha subito nel tempo profondi mutamenti legati al variare delle pratiche economiche.
Durante il Paleolitico e il Mesolitico l’economia umana si basava sulla caccia, sulla pesca e sulla raccolta.
Le aree d’interesse erano quindi variabili a seconda delle stagioni e comprendevano tutte le fasce dell’ambiente alpino, dal fondovalle fino alla sommità delle montagne
Con il Neolitico e l’avvento delle pratiche agricole e pastorali si assiste ad una progressiva stabilizzazione degli insediamenti, ad una frequentazione del territorio che privilegiava prevalentemente il fondovalle, e ad un impatto ambientale di proporzioni notevoli.
L’inedita esigenza di luoghi adatti alla coltivazione e al pascolo, si traduceva infatti in vaste opere di disboscamento.
L’età del Rame vede due importanti innovazioni di carattere economico: l’introduzione delle tecniche di lavorazione del metallo del Rame e la lavorazione casearia del latte per la produzione di burro e formaggio.
A differenza del periodo precedente, il Neolitico, le aree montane sono oggetto di un rinnovato interesse, sia per l’approvvigionamento del rame (in Trentino i principali giacimenti di rame, in forma di calcopirite, si trovano in Valle dei Mocheni, nella zona di Calceranica, di Pinè, in alta val di Non e in quantità minori nelle Giudicarie Interiori), che per la presenza di ampi pascoli.
Questo processo ha una notevole accelerazione durante l’età del bronzo, dove si può parlare di vera e propria “esplosione” degli insediamenti in quota.
La situazione odierna non è lontanamente paragonabile a quella dell’età del Bronzo.
Tuttavia, almeno fino agli anni ’40 e ’50 del secolo scorso, l’economia rurale dell’area oggetto del nostro interesse si articolava in uno sfruttamento capillare del territorio circostante gli abitati, dove le aree migliori erano solitamente destinate all’agricoltura, mentre quelle scomode da coltivare o caratterizzate da un’eccessiva altitudine (all’incirca sopra gli 800 metri, anche se in presenza di condizioni ambientali particolarmente favorevoli o sfavorevoli, la cifra di ogni singolo caso può variare di molto) erano destinate alla fienagione o alla cerealicoltura di montagna.
Il mutato assetto economico e sociale ha fatto sì che oggi lo sfruttamento del territorio non sia più basato su un’economia di sussistenza, ma sia improntato su una produzione specializzata di un numero esiguo di beni, destinati poi alla commercializzazione.
Ciò ha avuto come conseguenza l’abbandono da parte dell’uomo di quelle aree, oggi ritornate bosco, non più considerate redditizie, ma che una volta erano in grado di garantire la sopravvivenza di intere famiglie.
L’età del Bronzo in Trentino-Alto Adige (2200 a.c.-1000 a.C.)
Durante l’età del Bronzo si assiste ad un notevole aumento demografico e ad una conquista sempre più massiccia da parte dell’uomo delle grandi vallate alpine, dove, le ampie distese prative, ben si prestano ad un crescente interesse per l’economia di tipo pastorale, legata sia al consumo di carne che alla produzione di latte e formaggi.
Le modalità insediative sono diverse a seconda dei luoghi.
In Trentino sono infatti noti, oltre alle palafitte di Ledro e Fiavè, anche abitati d’altura e di fondovalle.
Le specie animali allevate erano: capra, pecora, maiale e bue, con un’accresciuta importanza della capra-pecora rispetto al passato e una diminuzione di quella del maiale, mentre, per ragioni non legate all’alimentazione, si allevavano cavalli e cani.
In campo agricolo sono da registrare numerose migliorie, le più importanti delle quali sono l’uso dell’aratro (rinvenuto a Fiavè) e la pratica della rotazione, che mirava ad alternare, in uno stesso appezzamento di terra, una stagione di coltivazione ad una di riposo.
Le specie vegetali coltivate erano, oltre al lino, utilizzato per la realizzazione di tessuti, il grano (Triticum monococcum, dicoccum, aestivum/compactum), l’orzo (Hordeum volgare), il miglio (Panicum miliaceum), l’avena(Avena sativa), le fave(Vicia faba), le lenticchie (Lens culinaria)e i piselli(Pisum sativum).
La dieta quotidiana poteva essere integrata in maniera esigua dalla caccia (cervo e cinghiale), dalla pesca (tinche, cavedani) e dalla raccolta di frutti spontanei quali il corniolo (Cornus mas), il nocciolo (Corylus avellana), le ghiande (Quercus sp.), il prugnolo (Prunus spinosa), la vite (Vitis vinifera), le more (Rubus fruticosus), i fichi (Ficus carica), le mele (Malus sylvestris), le susine (Prunus domestica insititia), il sambuco (Sambucus nigra e Sambucus ebulus), i lamponi (Rubus idaeus), le fragole (Fragana vesca) e le pere (Pyrus communis).
Antiche e moderne forme di frequentazione della conca di Terlago: proposte interpretative
Saranno ora prese in considerazione due delle molteplici problematiche legate al rapporto uomo-ambiente, quella economica e quella viaria, utili strumenti per una migliore comprensione delle dinamiche insediative.
Durante l’età del Bronzo si assiste in tutta l’area del Trentino-Alto Adige e nella Conca di Terlago ad un sostanziale aumento del numero degli insediamenti e all’occupazione di fasce del territorio prima disabitate, probabilmente, oltre che per la spinta demografica, anche per un aumentato interesse verso l’economia di tipo pastorale.
Nel lato occidentale della conca ciò si concretizza nell’occupazione, a partire dal Bronzo Antico, del contrafforte meridionale del Monte Mezzana (località Val del Castel, Val del Fer, e Brusadi), e, dal Bronzo Medio, della fascia pedemontana del Gazza, ad opera degli abitati dell’Ariol di Covelo, del Doss Grande e della Camosciara (o Camociara) di Monte Terlago, e nella frequentazione di aree ad evidente vocazione pastorale, quali il Passo S. Antonio e Prada di Monte Terlago.
Il lato orientale, fatta eccezione per il Bronzo Finale, che vede la nascita dell’insediamento del Dosso della Croce, è caratterizzato invece da un’estrema stabilità del popolamento, come si può desumere dall’occupazione per tutta l’età del Bronzo dei siti del Doss Grum e del Doss. S. Elena di Cadine e della Groa di Sopramonte.
Tale continuità insediativa, risultata vincente per più di un millennio, potrebbe essere legata, oltre che allo sfruttamento agro-pastorale del territorio circostante, anche al controllo dell’asse viario che mette in comunicazione il comparto trentino occidentale (il Basso Sarca, la valle del Chiese, le Giudicarie e la Rendena) con quello orientale (Valsugana, val di Cembra, Fiemme e Fassa), il cui tragitto passa da Maso Camponcino (sotto la Groa) e lambisce poi i pendii del Grum.
In una situazione di questo tipo, probabilmente caratterizzata da un assetto sociale di tipo tribale, il controllo di una via di comunicazione poteva concretizzarsi nell’imposizione di dazi e in qualche caso anche in atti di vera e propria predoneria (testimonianze di questo genere ci giungono dalle fonti latine riguardo al territorio trentino appena romanizzato).
Nonostante siano passate alcune migliaia d’anni, se confrontiamo tale situazione con quella rurale odierna, ma soprattutto con quella dei primi decenni del secolo scorso, possiamo trovare numerose analogie che riguardano soprattutto le attività economiche e il sistema viario, due aspetti legati al territorio in maniera indissolubile e per questo attuali, almeno in parte, ancora oggi.
Sono cambiate invece le modalità insediative, che alla sommità dei colli, anche per motivi legati alla presenza dei corsi d’acqua e all’evoluzione delle attività artigianali (segherie, mulini, fucine), preferiscono le aree di versante o quelle più pianeggianti.
L’area pedemontana del Gazza, occupata un tempo dagli insediamenti del Maso Ariol, delle Laste di Monte Terlago, e del Doss della Camosciara di Monte Terlago, è oggi occupata dai paesi di Lon, Ciago, Covelo, Maso Ariol e Monte Terlago, che sfruttano, come probabilmente già nell’età del Bronzo, le potenzialità agricole del territorio circostante l’area abitata.
Da quest’area partono oggi, come probabilmente già nell’età del Bronzo, le greggi di animali che raggiungono i pascoli e le numerose malghe del Gazza e della Paganella (malghe di Gazza, di Ciago, di Covelo, di Terlago e di Zambana), dove, nei pressi del Passo di S: Antonio, sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici relativi all’età del Bronzo Finale.
La viabilità odierna rispecchia in parte quella di un tempo.
Da Covelo è infatti possibile raggiungere Monte Terlago percorrendo un tratto del sentiero San Vìli, che di fatto passa proprio accanto agli insediamenti di Ariol e del Doss della Camosciara, e poi proseguire verso il Passo S. Antonio percorrendo il sentiero S.A.T 606 (probabilmente usato già a partire dall’età del Bronzo), o continuare per Prada (dove sono stati rinvenuti frammenti ceramici relativi all’età del Bronzo) per il sentiero S.A.T 682.
Il popolamento del lato orientale della conca coincide in parte con le aree già antropizzate durante l’età del Bronzo, preferendo alle sommità dei colli (Grum di Cadine e Groa di Sopramonte) le aree pianeggianti ad essi adiacenti.
Il ritrovamento di un falcetto in bronzo relativo all’età del Bronzo Finale (rinvenuto in una non meglio precisata località del Monte Bondone), costituisce la più antica testimonianza dell’attività di fienagione sul Monte Bondone, ampiamente praticata fino a qualche decennio fa dalle genti delle comunità che risiedevano alle sue pendici.
La viabilità ha subito invece un cambiamento radicale.
Infatti, la strada che attraverso il passo Camponcino collega Trento a Sopramonte, tanto importante durante l’età del Bronzo per il sistema insediativo del Doss Grum, Doss S. Elena, e Groa (oggi una strada sterrata transitabile in automobile), è stata superata dalla costruzione del tratto della Statale Gardesana che passa per il Bus de Vela.
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