Lo scrivere, così come il comunicare oralmente o in forma d’arte, fa parte di quelle attività che, assieme al nutrirsi, al difendersi e all'avere una progenie, gli studiosi di scienze sociali attribuiscono ai bisogni di base dell’essere umano. Pur con significati diversi e destinatari differenti, le raffigurazioni preistoriche delle grotte di Lascaux, la scrittura (burocratica ed elitaria prima, più popolare solo in un secondo momento) e più in generale l’arte, rappresentano quindi il bisogno di comunicare al mondo la propria esistenza, quella di individui o gruppi che vogliono sottolineare come chi legge o osserva le loro opere deve fare in qualche modo i conti con chi le ha realizzate. Una originalissima forma di combinazione e contaminazione tra arte e scrittura è costituita dalla sticker art, l’arte di realizzare e attaccare adesivi, caratterizzata da una volontà di autorappresentarsi in modo spesso ludico e scherzoso, ma anche da una carica di critica sociale più o meno diretta e aperta.
pubblicità (spesso di tatuatori e ristoratori)
arte (con adesivi che costituiscono delle opere in sé)
gruppi di provenienza sociale eterogenea (collettivi universitari, radio on-line, associazioni di vario tipo, ecc)
Foto aerea del centro di Trento (2022). In azzurro la zona universitaria e in rosso quella della movida notturna. In entrambe gli stickers sono numerosi mentre al di fuori di tali aree diminuiscono sensibilmente. Cluster con concentrazioni maggiori sono presenti nelle strette vicinanze di alcuni edifici universitari, bar e pub.
Come detto, non è la trasgressione (o non solo) a spingere i ragazzi ad attaccare gli adesivi, quasi sempre collegati con dei profili instagram. Le frasi seguenti, raccolte nell'ambiente degli attacchini, sintetizzano bene l'attività di stickeraggio:
“Gli stickers si attaccano per il gusto di farlo. In ogni caso un adesivo in più non fa nessuna differenza. E’ come ubbidire ad un istinto, ad una voglia di personalizzare la città, di sentirla propria. Chi li attacca, quando li osserva passando, prova un po' di compiacimento”
“Gli adesivi si trovano agli eventi o alle feste e si tengono in tasca o nello zainetto. Quando poi viene in mente, o quando c'è un palo libero, vengono presi e attaccati, magari accanto o sopra gli altri. Chi va in altre città lo fa in maniera più programmata e se li porta appositamente per lasciare un segno che, anche se non riconducibile a lui, vuol dire: io sono stato qui”
“Certamente gli adesivi vengono scelti prima di essere attaccati: nessuno gli attaccherebbe tutti, ma una certa parte sì”
“A volte vengono attaccati perché viene chiesto da qualcuno che fa parte dei gruppi che si frequentano”
“E’ una specie di arte istantanea”
A partire dalla piccola scena trentina (che proprio in quanto piccola ha il pregio di non essere sovraffollata e di poter essere quindi meglio indagata) è possibile dire che la sticker art è una sorta di network, un grande circuito nel quale è certamente importante apparire ma, che lo si faccia per sé (o il proprio gruppo) o per conto di qualcun altro, anche il partecipare, l’esserci, il voler lasciare la propria traccia, sono un motivo altrettanto valido per attaccare qualche adesivo sui pali della città.
Analisi concreta e diretta di un fenomeno che ai più appare quasi un gesto di vandalismo, ma del quale un'attenta analisi fornisce interpretazioni che lo collocano più chiaramente all'interno del contesto di cultura collettiva di strada. Interessante.
RispondiEliminaSalve! Sono un ex studente dell' Universitá di Padova. L'ho conosciuta, anche se solamente in maniera indiretta e virtuale, grazie al Prof. Vidale. Volevo solo complimentarmi con lei per il suo lavoro e dirle che leggo sempre con grande interesse i suoi articoli.
RispondiEliminaBuona giornata.
Federico Schiavon