Coabitazione e parentela: etnoarcheologia della convivenza ai tempi del COVID-19

Tra le varie notizie che i media passano spesso in questi giorni di quarantena dovuta al COVID-19 c’è quella dell’aumento dello stress e delle violenze domestiche, cosa che si verifica spesso anche nei mesi più caldi dell’estate. Talvolta allo stress della convivenza obbligata si somma quello di pensieri e preoccupazioni legati alla sfera professionale (quando potrò riaprire la mia attività?) e finanziaria (riuscirò a pagare il mutuo?). In alcuni casi è il parentado ad essere in agguato. Famiglie allargate o coppie giovani che ospitano genitori anziani vedono il numero ed il tenore dei conflitti aumentare come non mai, annullando quel distacco e quell’autonomia che l’adolescenza aveva tentato di mettere in atto tra le generazioni. 
Non conosco nessun Sinto o nessun Rom, ma immagino che le considerazioni dell’antropologo Leonardo Piasere a proposito della non sempre ottimale convivenza di uno o più clan in una stessa area di sosta rappresentino esattamente tale situazione e possano essere prese, assieme alle considerazioni esposte sopra, come spunto per interpretare i siti abitativi del passato.
Gli abitati densi e compatti, come le palafitte e le terramare dell’età del bronzo, indicano la presenza di società non molto differenziate e gerarchizzate che probabilmente ruotavano attorno all’attività di uno o più clan dominanti, in grado di permeare le attività di organizzazione e gestione degli abitati.


Ricostruzione della Terramara di Montale (dal materiale didattico del Museo all'aperto della Terramara di Montale, MO)

Una cappa parentale funzionale ma probabilmente, e qui il richiamo ai giorni nostri, soffocante, tanto da poter essere chiaramente deducibile dalla tessitura funeraria della necropoli della terramara di Casinalbo (MO), imbastita attorno ad una parentela allargata che “soffre” però nelle sue fasi finali dell’inquietudine e dell’esuberanza della famiglia nucleare, attestata in piccoli gruppi di tombe attribuite ai rami cadetti fuoriusciti delle più ampie rappresentative parentali (Cardarelli 2014, p. 851).
Una certa conflittualità è attestata anche dai dati relativi alla necropoli di Olmo di Nogara (VR) dove le sepolture, che riflettono anche in questo caso un sistema sociale basato sulla parentela, sono corredate da spade che indicano come l’unità politica della comunità dovesse probabilmente passare per dei momenti di confronto interno (Bietti Sestieri 2011 pp. 401-406), anche se i momenti di scontro vero e proprio, come indicano le tracce di armi da taglio individuate sulle ossa, riguardavano probabilmente il rapporto tra comunità diverse (Canci et Al. 2015).
Anche in area atesina è possibile registrare una tendenza egualmente incentrata su elementi relativi a entità parentali limitate, costituite dai tumuli del bronzo medio di Stenico Calferi (Perini 1983) e Gardolo di Mezzo (Mottes, Bassetti, Maggioni 2016).
Lo scorrere dell’età del bronzo atesina e padano-veneta vede un progressivo allentarsi della coesione relativa al sistema tribale che ne ha caratterizzato le fasi più antiche e l’imporsi di un diverso “stile abitativo” con insediamenti di minore superficie: in Trentino e in Alto Adige le palafitte lasciano il posto alle strutture allungate del bronzo recente del Doss Gustinacci di Fiavè e quelle del bronzo finale di Appiano, Montesei, Fai Doss Castel e del Ganglegg (Marzatico 2001; Steiner 2007), che potrebbero essere interpretate come la sede di una o massimo due famiglie nucleari, presumibilmente riferibili allo stesso clan patriarcale. 
Sarà con la prima età del ferro, ma soprattutto con la seconda, che le abitazioni, non solo alpine ma anche veneto-padane, diverranno di forma quadrangolare e saranno presumibilmente destinate ad ospitare un’unica famiglia nucleare.



Abitazioni "monofamigliari" della seconda età del ferro in Italia settentrionale (Pisoni, Tecchiati 2014)

Nel frattempo nel mondo etrusco l’elemento parentale stava ulteriormente allentando la presa e subiva ormai da tempo l’ascesa del ceto medio, con notevolissimi cambiamenti sociali come la privatizzazione della terra e l’emergere di una classe imprenditoriale di artigiani, commercianti ed agricoltori. 
Non più clan o figure tribali eminenti ma, progressivamente, lo sviluppo di una città isonomica con magistrati e leggi uguali per tutti.
Abitare in una casetta della seconda età del ferro nell'insediamento retico di Bolzano est o nell'emporio etrusco di Spina (FE) era probabilmente più rilassante che stare in una delle abitazioni di mezzo di una terramara. L'intrusione del lignaggio, seppur presente, iniziava via via ad essere spinta all'interno delle abitazioni e ad allontanarsi dal vertice dell'insediamento e dai luoghi di mercato (luoghi di integrazione sociale, politica ed economica; Massa-Pairault 2000).




L'emporio etrusco di Spina (FE; dal sito del Museo Archeologico Nazionale di Ferrara)

Con oscillazioni diverse a seconda del momento, i parenti sono un leitmotiv della storia passata e presente dell'uomo. Ancora oggi, infatti, le ricerche antropologiche condotte sulle pratiche sociali dei centri di piccole dimensioni dimostrano come sia difficile, ad esempio nel caso dell'elezione di un sindaco o nella scelta del negozio di fiducia in cui fare la spesa, tracciare un solco netto tra parentela e vantaggio economico.


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